LA SECONDA GIOVINEZZA

Sono tanti i disturbi che la donna deve affrontare durante la delicata fase della menopausa. Per limitarne l'insorgenza o contrastarli, oltre a uno stile di vita sano, un aiuto può arrivare anche dall’alimentazione.

Intorno ai cinquant’anni tutte le donne devono affrontare un momento delicato della loro vita, la menopausa. Per fortuna sono passati i tempi in cui questa esperienza era circondata da pregiudizi ed era considerata la fine della femminilità. Oggi a cinquant’anni la donna è nel pieno del suo vigore e della sua energia; i disturbi che accompagnano la menopausa, però, sono rimasti. Secondo un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, il disturbo più diffuso e quello considerato più fastidioso dalla grande maggioranza delle donne è costituito dalle vampate di calore, seguite dalla sudorazione profusa e dai disturbi del sonno. Ma l’insieme di sintomi che, in misura maggiore o minore, colpisce tutte, è molto più ampio: si va dall’umore irritabile all’aumento di peso, dai dolori articolari e muscolari al calo del desiderio sessuale e da problemi di secchezza vaginale a un diffuso senso di stanchezza (23%). Poco più del 20% incorre, poi, in uno stato di depressione. Sempre secondo la stessa indagine, ogni donna sperimenta almeno un disturbo. Alcune condizioni preesistenti, invece, sembrano migliorare, come per esempio l’emicrania, che con la menopausa sembra attenuarsi per frequenza e intensità degli attacchi. Dobbiamo, quindi, rassegnarci al fatto che la menopausa comporti necessariamente una diminuzione della qualità della vita? In realtà, gli studi epidemiologici a livello mondiale indicano che le donne orientali -e quelle dell’Estremo Oriente in particolare- risentono molto meno dei disturbi della menopausa. Tutto merito del patrimonio genetico? Quegli stessi studi ci dicono di no: giapponesi e cinesi migrate negli Stati Uniti e perfettamente integrate nello stile di vita di quel paese, soffrono la menopausa nello stesso modo e nella stessa misura delle connazionali di origine occidentale. E questo significa che è possibile alleviare alcuni sintomi modificando il nostro stile di vita. Come? Per spiegarlo, cerchiamo di capire cosa succede in questa fase della vita.

La menopausa

La menopausa è il momento in cui la donna cessa di essere fertile, ma comunemente si usa questo termine per indicare il cosiddetto climaterio, il periodo più o meno lungo in cui il sistema riproduttivo femminile inizia a dare i primi segni di “stanchezza”. È in questo periodo che compaiono i caratteristici disturbi che si protraggono per un certo tempo anche dopo la completa cessazione delle mestruazioni. A differenza degli uomini, che sono in grado di produrre cellule germinali, ossia spermatozoi, fino ad età avanzata, ogni donna ha un corredo di cellule uovo (ovociti) fissato alla nascita, che diminuisce a ogni ovulazione. Molti ricercatori si sono chiesti il perché di questa differenza e la risposta, espressa in modo molto semplificato, è che in termini di risorse biologiche personali l’investimento richiesto al maschio per generare un figlio è infinitamente più piccolo (qualche spermatozoo). Per la donna significa, invece, mobilitare tutto il proprio corpo e tutte le proprie risorse per almeno nove mesi. Con l’esaurirsi della scorta di ovociti, viene meno anche lo sviluppo dei follicoli ovarici che rilasciano quegli ovociti, ma che sono anche la principale fonte di produzione di estrogeni nella donna. Da quel momento la donna può contare solo sulle ben piccole quantità di estrogeni che sono comunque sintetizzate dalle ghiandole surrenali e dal fegato, proprio come avviene nei maschi. Ed è in buona parte per questo che il metabolismo inizia a somigliare maggiormente a quello degli uomini, esponendo le donne in particolare a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, che arriva a uguagliare quello dell’altro sesso. Fino alla menopausa, infatti, gli estrogeni prodotti dalle ovaie garantiscono un livello di colesterolo nel sangue inferiore a quello degli uomini (ovviamente a parità di altre condizioni, come dieta e attività fisica). E il colesterolo, come si sa, è uno dei principali fattori di rischio per queste malattie.

La ricetta orientale

Uno dei motivi per cui le donne orientali riescono a vivere meglio il climaterio è riconducibile al loro regime alimentare. Grazie alla massiccia presenza nella loro dieta di tè verde, bacche di goji, ma soprattutto di tofu, latte di soia e altre preparazioni di questo vegetale, le donne orientali assumono quantitativi molto elevati di fitormoni e, in particolare, di fitoestrogeni, che sono gli equivalenti vegetali degli estrogeni (la soia contiene oltre cento tipi di fitoestrogeni, ma la parte predominante è data dai cosiddetti isoflavoni, che hanno anche una potente azione antiossidante). Tuttavia, per ottenere i benefici della dieta orientale -che apporta un quantitativo di fitoestrogeni da due a quattro volte superiore a quelli di una corretta dieta mediterranea, e fino a 12 volte superiore alla dieta continentale- bisognerebbe stravolgere completamente le proprie abitudini alimentari, e non per poche settimane, ma per un periodo protratto, cosa non certo facile. Ma niente paura, si può facilmente aggirare il problema ricorrendo, su consiglio del medico, a integratori alimentari a base di isoflavoni della soia.

Una dieta appropriata può influire anche sull’osteoporosi, la riduzione della densità ossea (e il conseguente aumento della fragilità), che si sviluppa con l’avanzare dell’età e nelle donne tipicamente accelera dopo la menopausa. Lo scheletro non è, infatti, un’impalcatura statica, ma un sistema complesso che ha bisogno di sollecitazioni e di “lavorare” per restare in salute. Per questo è bene precisare che per contrastare efficacemente la fragilità ossea è comunque necessario cercare di attenersi a una dieta varia ed equilibrata, ricca di vegetali, frutta e con un adeguato apporto di vitamina D e calcio, e praticare regolarmente attività fisica, commisurata allo stato di salute generale. Un discorso analogo vale anche per l’accentuazione della tendenza all’aumento di peso (che è associata al progressivo rallentamento del metabolismo tipico dell’età anziana) e alla distribuzione corporea del grasso, che si depone più facilmente nella regione addominale.

I disagi psicologici

La reazione psicologica alla menopausa può essere molto varia: per alcune donne può non comportare un eccessivo turbamento, ma per altre può esser fonte di ansia, insicurezza, paura e, in alcuni casi, anche di depressione. All’origine di tutte queste sensazioni possono risiedere diverse cause, in primo luogo una variazione dell’immagine di sé, che dipende da alcuni cambiamenti fisici -come, per esempio, aumento di peso, pelle meno elastica e capelli più fragili- ma anche dalla consapevolezza di non essere più fertili. Tutto questo può generare la sensazione di doversi arrendere al fatto che una stagione della propria vita si è definitivamente conclusa. Ma, appunto, si tratta di una stagione, non di tutta la vita. La società in cui viviamo, che punta molto sull’immagine, non aiuta: voler apparire giovani e magre a ogni costo può contribuire a non accettare i cambiamenti del proprio corpo. Tra i motivi di sconforto vi è anche il timore di non poter più vivere la propria sessualità in modo soddisfacente, per ragioni sia psicologiche, sia fisiche, come il timore di un calo del desiderio o l’insorgenza di irritabilità e secchezza vaginale. In realtà il calo del desiderio interessa circa un terzo delle donne. Sarà il ginecologo stesso a suggerire il ricorso ai rimedi più idonei, come i lubrificanti vaginali. Lo specialista è un prezioso riferimento per affrontare tutti i disturbi della menopausa, fisici e psicologici, per ricevere informazioni sulle terapie ormonali, sull’attività fisica, sull’alimentazione e sulla modalità migliore per vivere questo periodo con serenità.

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