QUELL’ENZIMA CHE NON C’È
Cause, sintomi e rimedi di un’intolleranza alimentare molto diffusa.
L’intolleranza al lattosio è dovuta all’assenza o alla carenza, nell’organismo, dell’enzima necessario a digerire lo zucchero del latte. Può manifestarsi con sintomi anche molto severi e richiede un’attenzione particolare alla dieta.
Mal di pancia, gonfiore, crampi, stipsi, diarrea, nausea: sono i più evidenti sintomi dell’intolleranza al lattosio, il principale zucchero presente nel latte di origine animale. Un disturbo molto frequente, che a volte si presenta in forma lieve, a volte, invece, influisce profondamente sulla qualità della vita. Per saperne di più, abbiamo chiesto a Maria Sole Facioni, biologa e fondatrice e presidente dell'Associazione italiana latto-intolleranti Onlus, Aili, di parlarci di questa intolleranza.
«L’intolleranza al lattosio è determinata da una carenza parziale o totale nell’organismo della lattasi, l’enzima in grado di scindere il lattosio nei due zuccheri semplici, glucosio e galattosio» spiega.
«Il quadro clinico interessa prevalentemente il tratto gastro intestinale e i sintomi si possono presentare da qualche ora a qualche giorno dopo aver ingerito alimenti contenenti lattosio. Ma esistono anche disturbi meno specifici come eruzioni cutanee, mal di testa, perdita di peso, stanchezza, afte orali: sintomi secondari ma sempre legati al microbiota e all’alterazione dell’equilibrio intestinale».
Diagnosi e rimedi
L’intolleranza al lattosio si identifica attraverso due test: l’H2-Breath Test, esame non invasivo che valuta la presenza di idrogeno nell’espirato prima e dopo la somministrazione di lattosio, e il test genetico, che attraverso un tampone orale permette di definire la predisposizione all’intolleranza al lattosio studiando la composizione genetica, individuando quindi i soggetti che potrebbero manifestare un deficit enzimatico.
«I due test sono complementari e insieme danno una visione a 360 gradi della condizione di intolleranza al lattosio».
Cosa fare se la diagnosi è positiva? «La terapia consiste nel seguire una dieta senza lattosio, presente principalmente nel latte (non solo vaccino, ma anche di bufala, pecora, capra e asina) e nei prodotti lattiero-caseari, come i formaggi freschi. Il lattosio viene spesso utilizzato anche come ingrediente, quindi è possibile trovarlo in prodotti da forno, prosciutto cotto, insaccati e dado e quindi bisogna sempre leggere con attenzione le etichette, a meno che non sia presente un marchio di certificazione come il marchio “Lfree”. Il lattosio, inoltre, può essere usato come eccipiente nei farmaci. Per questo è necessario consultare il proprio medico e/o farmacista prima di assumere un farmaco che non si conosce».
Dovendo escludere latte e molti latticini, come si evitano le carenze di calcio? «Un apporto adeguato di calcio è assicurato dai formaggi a pasta dura ed extra-dura, che hanno perso il lattosio durante la stagionatura. Sono ricche di calcio anche molte verdure (spinaci, radicchio, indivia, cavoli, broccoli), legumi, mandorle, nocciole, semi di sesamo, latte di soia fortificato e succhi di frutta al 100 % integrati con calcio».
La dieta è l’unica soluzione? «Ci sono anche altri punti fondamentali per gestire la situazione, come l’utilizzo di probiotici (senza lattosio) per ristabilire un equilibrio della flora intestinale o l’assunzione di bevande 100% vegetali. E poi vanno ricordati gli integratori di lattasi, che io considero un vero e proprio jolly: contengono l’enzima mancante e sono utili quando non si ha la possibilità di avere un controllo totale degli ingredienti, come in caso di pasti fuori casa o da asporto/delivery. L'integrazione da lattasi, infatti, poco prima di consumare latte o latticini o comunque a ogni pasto contenente lattosio, ne migliora il fisiologico metabolismo nei soggetti che lo mal digeriscono».
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